Una guida esaustiva su come trovare lavoro in rete per coloro che lavorano come professionisti del web (dal web designer allo sviluppatore, dal grafico all’esperto di marketing e comunicazione). Sono presenti molti strumenti di monitoraggio da consultare per trovare un lavoro on line e alcuni suggerimenti sulle scelte fa fare per aumentare le possibilità lavorative in questo periodo di crisi, sia in Italia che all’estero (con indicazioni pratiche per lavorare fuori dal nostro paese).
All’inizio di questo post, si espone il punto della situazione in Italia sul lavoro, sia per dipendenti che per freelance. Non nego che questo guest post, è uno dei più completi mai letti fin’ora in questo campo. Se hai altri post da segnalare in merito, segnalali pure nei commenti (preferisco non link autoreferenziali). Di seguito tutti i dettagli di questa guida esaustiva.
Come Trovare Lavoro in Rete in Questo Periodo di Crisi Economica
di Alessandro D’Agnano
La crisi economica che ha colpito il mondo è ancora in piena corsa e in Italia a mio avviso siamo ancora al 40% del suo potenziale. Da Gennaio pochissimi segni di ripresa e il settore web non fa eccezione; un settore in cui la crisi non ha avuto esiti nefasti è stato l’advertising online in tutte le sue forme, ma questo è un argomento che richiede maggior approfondimento.
Per chi invece come me, lavora da anni nel web su qualsiasi ambito, cosa vuol dire affrontare la crisi dal punto di vista della ricerca di lavoro o ricerca nuovi clienti? Questo lungo articolo si divide in due parti e preferisco portare la mia esperienza personale e non dare un taglio “asettico” alla situazione. Certo, scrivere le proprie esperienze non offre la verità assoluta però rende più vivida la situazione e credo che molti di voi si ritroveranno nelle mie parole.
La prima parte dell’articolo analizzerà la situazione attuale e le varie sfaccettature della crisi. Nella seconda parte cercherò di dare suggerimenti e link per poter monitorare al meglio le varie offerte di lavoro così da non perdere nessuna potenziale opportunità.
Chi Offre Lavoro?
Nella mia duplice veste di dipendente e freelance, ho cercato di reperire informazioni e opinioni autorevoli sulla situazione impiego durante questo periodo di crisi. Indipendentemente dal settore, in tempi di crisi, le aziende tendono a tagliare i costi fissi, cioè non assumere ed eventualmente favorire “l’uscita” di dipendenti dall’azienda.
Ovvio che se pur poco, il lavoro comunque c’è e va fatto, per cui le aziende “esternalizzano”, tramite collaboratori occasionali, freelance, consulenti. Tutto questo è logico, ma nei mesi successivi mi sono reso conto che, almeno nel nostro settore, questa logica non è stata applicata.
Da quello che ho riscontrato personalmente non è affatto cresciuta la richiesta di lavori da eseguire in modalità freelance, anzi è diminuita. Quasi azzerata poi la possibilità di lavorare da remoto. Sono molto interessato a questo tipo di possibilità, perché nella mia veste di freelance sono sempre alla ricerca di collaborazioni e progetti da eseguire come consulente esterno.
- Allora cosa succede?
- E’ vero che le aziende non assumono?
- E se non assumono e non “esternalizzano” il poco lavoro che c’è chi lo fà?
La situazione prospettata ha una descrizione molto semplicistica, in effetti l’analisi è molto più complessa. Innanzi tutto possiamo considerare due tipologie di persone che cercano lavoro. Da una parte i dipendenti che hanno perso il lavoro o che vogliono cambiare azienda e cercano assunzione in altre aziende; dall’altra freelance, professionisti, web agency che cercano nuovi progetti e lavori. Ho fatto una stima e l’80% delle offerte di lavoro ha come requisito la presenza in sede. Ovviamente questo per un freelance come me è una situazione non accettabile, soprattutto se la presenza in sede vuol dire cambiare città.
Sembrano quindi favoriti i soggetti che cercano un altro impiego “fisso”. Anche un freelance, vista la crisi, potrebbe decidere di “provare” o “ritornare” ad essere un classico dipendente ed accettare l’offerta di lavoro stabile e in sede. Molte volte questo vuol dire, come dicevo prima, trasferirsi altrove, cambiare casa e molti altri disagi. Tutto questo potrebbe essere anche giustificabile da un “posto” di lavoro, ma…
Il 90% di queste offerte di lavoro, con presenza in sede, prevede dei contratti di un anno, dei contratti di consulenza, delle collaborazioni a partita IVA; insomma pochissime opportunità di un lavoro a tempo indeterminato.
Ma come? L’azienda vuole la botte piena e la moglie ubriaca?
Nel senso che vuole la “disinvoltura” di un contratto atipico o comunque da collaboratore e dall’altro però richiede presenza in sede, orari fissi (immaginiamo uscite di lavoro oltre l’orario senza remunerazione) e magari anche l’esclusività del rapporto, con conseguente impossibilità di accettare lavori extra. Allora c’è qualcosa che non và… Allora sia i classici dipendenti che i freelance hanno un problema comune…La situazione non è rosea. Aggiungo anche che sia per gli stipendi medi, sia per i preventivi di lavori da freelance, le cifre (il budget) si è notevolmente abbassato, diciamo di un buon 30%.
Allora cosa fare?
Bhe onestamente c’è ben poco da fare. Bisogna analizzare bene la situazione di ognuno e le sue prospettive di crescita professionale. Bisogna chiedersi se si è disposti a lavorare con poche garanzie oppure rimanere freelance attendendo tempi migliori. Per i freelance, c’è una altro aspetto che complica le cose. Considerando che con budget minori, bisogna lavorare sempre al massimo per tenere alto il proprio livello di portfolio e non scadere nel “massivo”, ne deriva che le tariffe orarie e giornaliere si abbassano oltre il 30% dichiarato prima.
Io credo che, prima di tutto le aziende dovrebbero capire che la flessibilità è una cosa seria su cui non si può speculare. In questi tempi la crisi la sentono loro ma la sentono anche le persone che cercano lavoro. Quindi non è possibile chiedere ad una persona di cambiare vita, abitudini, per un lavoro che non offre nessuna garanzia.
Mi viene detto ripetutamente dalle aziende a cui propongo una collaborazione da remoto senza presenza in sede, che hanno cattive esperienze con i collaboratori esterni, quindi preferiscono avere una persona fissa in sede. Però questa richiesta cozza contro una retribuzione da dipendente (non da professionista) ed un inquadramento alquanto “volatile”. Il restante 20% di proposte di lavoro per nuovi progetti e collaborazioni è, come dicevo prima, soggetto ad un calo di budget.
Riassumendo meno lavoro e meno soldi.
Chi è abituato a certe tariffe in questo periodo ha dovuto adattarsi. Io non l’ho fatto e devo dire che i lavori si sono quasi dimezzati. Consiglio anche la possibilità di lavorare come web designer o sviluppatore freelance con delle agenzie per aumentare il fatturato annuale. Ma anche in questo caso la scelta è personale. C’è poi un particolare che mi interessa sottolineare. In tempi di crisi lo sviluppo web sta conoscendo una proliferazione massiccia di utilizzo CMS Open source (Joomla, Drupal, WordPress). Come al solito però in Italia, le nuove situazioni non si trasformano in opportunità, ma in sfruttamento.
Ecco quindi che ad un web designer viene chiesto di implementare un sito dinamico usando Drupal, oppure ad un programmatore PHP di realizzare dei template WordPress, basandosi magari su template trovati in rete. La scarsa conoscenza delle professionalità continua la sua cavalcata e in questo periodo è ancora più forte.
Queste esperienze riguardano strettamente la mia esperienza, i profili professionali vicini ai miei e le situazioni dei miei stretti collaboratori. Magari per un “flash developer” la situazione è diversa, però credo che molti di voi si ritrovino immersi in questo dilemma.
Ecco come aumentare le possibilità lavorative
Riassumendo il capitolo precedente, possiamo dire che il lavoro c’è ma è sotto-pagato e senza garanzie.
- Come fare per aumentare il range di proposte di lavoro?
- Abbiamo gli strumenti giusti per monitorare il mercato del lavoro per i professionisti del web?
Prima di tutto c’è un discorso da fare. Aumentare le possibilità di lavoro significa per forza imparare altre cose e “limare” un pò il proprio profilo professionale cercando maggiore trasversalità. Non dico ad un web designer di diventare programmatore. Questo MAI! Però magari saper implementare qualche libreria javascript oppure saper realizzare un template per WordPress non sarebbe sbagliato. Questo è un esempio, tanti c’è ne sarebbero come ad esempio quello di trovare la propria “nicchia”. Allora non più “fare siti”, ma fare bene solo “certi siti”.
Parlo di specializzarsi ad esempio in sviluppo mobile (Iphone su tutti). Più che mai la professionalità di un web designer (tanto per essere coerenti) nello studio di user experince sul mobile è fondamentale. E’ ovvio che molti di voi non hanno bisogno di questi consigli, non soffrono la crisi, però questi consigli potrebbero essere utili anche dopo la crisi (se ne usciamo).
Gli strumenti di “monitoraggio” per trovare lavoro
Io personalmente baso tutto sugli RSS, non potrei farne a meno. Abbonarsi ai feed dei vari circuiti di ricerca lavoro è fondamentale per essere sicuri di non tralasciare nessuna possibilità. Magari proprio la proposta di lavoro che non vediamo, su cui non abbiamo prestato attenzione potrebbe essere quella giusta.
Trovare lavoro è diventato un lavoro!
Trovare l’opportunità giusta che ci soddisfi richiede perizia, fortuna e capacità (nel senso di essere bravi nel proprio lavoro). Ci sono poi dei siti che è meglio visitare ogni giorno, su cui gli RSS non funzionano in modo ottimale. Non noto particolari benefici invece nell’iscriversi ai vari database di recruitment, tranne creare un profilo su InfoJobs. Passiamo ai link: Da usare con RSS
- www.lavoricreativi.com
- http://lavoro.corriere.it
- www.jobcrawler.it.
Consultazione diretta:
- www.jobrapido.it (a mio avviso il migliore);
- http://cercalavoro.monster.it
Ho notato che le migliori offerte di lavoro sono inserite su InfoJobs, portale di cui vi parlavo prima. Per rispondere all’annuncio delle aziende, bisogna iscriversi su questo portale, completare il profilo (meglio farlo in modo approfondito) e di volta in volta inviare la propria candidatura. L’azienda accede al portale e visualizza il nostro profilo creato. Registrandosi sul portale abbiamo anche la possibilità di impostare un “agente di ricerca” che invia alla nostra mail le migliori offerte di lavoro rispondenti ai parametri impostati.
Tutto questo và accompagnato ad un portfolio online aggiornato e ben leggibile e ad un cv in pdf. La situazione in Italia è questa. Ho girato molto e via via mi sono reso conto che oltre a questi siti non c’è molto altro. I link valgono sia per chi cerca un “posto” che per i freelance o le web agency. Parlavo della situazione in Italia, perché (ovviamente) all’estero i portali che offrono lavoro sono molti di più, fatti molto meglio, ma soprattutto gli annunci hanno un altro taglio. Sono più trasparenti (benefit e salario il più delle volte sono dichiarati) e gli skills ricercati sono molto più precisi.
In media in Italia si cerca una figura professionale che all’estero (UK e USA su tutti) richiederebbe due persone distinte. Ho esperienza diretta solo con il mercato statunitense, porterò quindi alcune indicazioni che credo vadano bene anche per le altre nazioni. Anche negli USA la maggior parte di richieste (soprattutto per figure senior) richiede la presenza in sede. Va da sè che impostare un discorso di trasferirsi in USA è certamente più complicato che andare da Roma a Milano.
Però posso dire che secondo me, vedendo i tipi di clienti che le società trattano, il tipo di lavoro e responsabilità che vengono offerte il gioco vale la candela. Ovviamente l’inglese è alla base di tutto anche per capire se l’azienda è disposta a trovare una green card necessaria per lavorare negli stati uniti. Il discorso freelance, è molto simile all’Italia, almeno per quanto riguarda la fornitura. Diverso invece l’approccio con le professionalità che sono molto più marcate (che bella cosa).
Alcune indicazioni pratiche per lavorare fuori dall’Italia
Per lavorare con l’estero (almeno con USA) è necessario un conto PayPal su cui far transitare il vostro compenso che ricordo non sarà soggetto ad IVA. Poi bisogna tener presente che i clienti in USA sono molto precisi su tempi di consegna e specifiche del progetto. Se si è preventivato quel prezzo, quella dead line e quelle caratteristiche, bisogna rispettarle al 100%. Meglio essere realisti da subito che dare false illusioni al cliente.
Bisogna anche valutare (soprattutto per progetti lunghi) il fuso orario (vi chiederanno di stare su Skype di notte, mentre da loro è giorno per dei briefing) oppure considerare il diverso calendario delle feste e/o periodi di ferie. Se accettano di dare il lavoro ad una persona non statunitense, pretendono che siamo noi ad adattarci a loro e non vice versa (e mi sembra anche giusto). Detto questo ecco i link per monitorare il mercato estero (come detto USA e UK): Da usare con RSS:
- www.authenticjobs.com
- www.krop.com (a mio avviso il più completo)
Consultazione diretta:
- http://www.artypapers.com/jobpile/. Questo portale raccoglie tutti gli annunci dei maggiori circuiti, tra cui quelli indicati sopra.Fà un pò da lettore Rss, lo consiglio vivamente.
- http://www.webdesignerwall.com/general/jobs-for-designers-and-developers/. Questa pagina racchiude tutti i link indicati e altri ancora.
Poi ci sono due realtà un pò particolari che è utile indicare:
- http://www.twitterjobsearch.com. La piattaforma di Twitter che funziona molto bene.
- http://programmermeetdesigner.com. Su questo portale si incontrano e si confrontano direttamente i professionisti.In questo caso particolare i programmatori cercano i designer. Qui c’è davvero molto lavoro.
Considerazioni finali
Con gli USA c’è da tener presenta che paghiamo lo scotto del cambio. Se vogliamo 1000 euro per un lavoro a loro costerà almeno 1200-1300 dollari, quindi possiamo anche risultare con competitivi (se aggiunto al fatto del fuso orario e magari del non perfetto inglese). Ma lo scoglio più grosso è competere con gli Indiani.
Negli stati uniti si fà uso massiccio di risorse indiane che lavorano da remoto ma che hanno prezzi assolutamente fuori commercio. Inoltre lavorano molto bene in tutti i campi (dalla creazione di loghi allo sviluppo ajax). Non da sottovalutare poi che gli indiani parlano un inglese perfetto.
A testimoniare quello che dico è un portale che si basa su offerte al ribasso. In pratica un’asta al contrario. Preso un determinato progetto si apre un’asta (con termine temporale) e il prezzo più basso si aggiudica il lavoro. Di primo impatto nulla da dire, funziona così anche in Italia nella gare.
Provate però a vedere la percentuale di web agency o freelance indiani che rispondono alle aste e si aggiudicano i lavori. Poi date anche uno sguardo sulle cifre per le quali lavorano…
Che dire? In bocca al lupo…
Autore: Alessandro D’Agnano. Web designer – Interface designer. Professionista del web da oltre 7 anni, vive e lavora a Roma. Ha diverse conoscenze nell’ambito del web design e dello sviluppo web. Il suo lavoro spazia dalla creatività pura allo sviluppo di template e graphic design conforme agli standard W3C.