2 chiacchere con Antonio Volpon: project manager per una società di servizi web.
Autore di molti articoli di usabilità, accessibilità e standard web pubblicati su alcune testate cartacee e online.
Le interviste on line di blographik continuano alla scoperta di talenti e professionisti dell’IT del panorama italiano.
Nell’anteprima dell’intervista ho già parlato della professionalità di Antonio Volpon che mi ha gentilmente concesso un pò del suo tempo per rispondere alle mie domande.
Vi invito ad aprire una discussione per approfondire gli argomenti trattati alla quale Antonio parteciperà attivamente.
Gli argomenti principali:
Il profilo professionale di Antonio Volpon;
I suoi pareri sulla blogosfera italiana;
Quali sono le sue fonti ed i consigli su alcuni blog interessanti;
L’importanza dell’accessibilità e dell’usabilità e suggerimenti utili;
La sua definizione di web 2.0;
Le sue collaborazioni a progetti futuri.
Mik (di blographik.it):
01. Puoi parlarmi della tua formazione professionale, quali sono e come sei arrivato ad acquisire le tue competenze?
Antonio Volpon (di fucinaweb.com):
Dopo il diploma universitario e qualche collaborazione ho lavorato per una software house nel bellunese per un paio d’anni: siamo a fine anni ’90.Un incontro fortuito con un “cacciatore di teste” mi ha procurato un colloquio a Milano in Mondadori, dove il gruppo stava muovendo i primi passi in internet con una società dedicata, l’ora defunta Mondadori.com.
Nei sei anni tracorsi in Mondadori ho svolto la necessaria gavetta prima come programmatore e analista web, che mi ha dato modo di imparare i ferri del mestiere e conoscere molti colleghi eccezionali, poi come responsabile tecnico dello sviluppo web, prima a Milano e poi a Verona.
Motivi familiari mi hanno da qualche mese riavvicinato a Belluno, dove adesso vivo e lavoro come project manager per una società specializzata in servizi e soluzioni web: Netech.
Maggiori dettagli e qualche informazione personale sono disponibili sul mio sito.
Mik:
02. Che mansioni svolge un project manager?
Antonio:
Diverse.
Lo scopo principale del project manager nel web dovrebbe essere quello di tenere le redini del progetto web, sapendo coinvolgere quando serve le diverse figure professionali che seguono il progetto.Il project manager dovrebbe:
incontrare il cliente;
procedere alla stima dei tempi;
verificare che questi siano rispettati e preoccuparsi anche della qualità del prodotto.Ma non solo:
deve sapere quando e in che modo delegare, per esempio quando non é la persona più indicata per partecipare a una riunione o fornire una stima, anche se di massima.
Inoltre, in una società di medie/piccole dimensioni, non è escluso che lo stesso project manager si “sporchi le mani”, partecipando attivamente allo sviluppo del prodotto.
E’ questo un modo per rimanere aggiornato su un mondo in continua evoluzione e quindi per proporre soluzioni e tempistiche veritiere.E di queste diverse sfacettature cerco di parlare nei miei articoli, soprattutto negli interventi su Fucinaweb.
Mik:
03. Da quali dei tuoi progetti hai avuto maggiori soddisfazioni professionali?
Antonio:
Devo dire che in ogni progetto che ho seguito c’è qualcosa che ricordo con piacere.
In Mondadori, per esempio, con i colleghi abbiamo nel corso degli anni costruito un framework di sviluppo che ha consentito ai nostri “clienti” in redazione di amministrare e personalizzare i siti a livelli fino ad allora impensabili.Di questo il merito va sicuramente agli ottimi colleghi del mio gruppo e anche ai collaboratori che hanno partecipato ai diversi progetti con idee sempre entusiasmanti.
Sono anche molto contento di riscontri che ho con Fucinaweb, sito ormai online da qualche anno (ne festeggia 5 a Febbraio) e che mi dà modo di confrontarmi e conoscere molti colleghi di cui altrimenti non saprei l”esistenza.
E’ inoltre una comoda palestra per migliorare quel 6+ che al liceo avevo in italiano.
Mik:
04. Qual’è il motivo per cui hai un blog personale e cosa pensi dello sviluppo della blogosfera italiana?
Antonio:
Ce l’ho dal 2002, da quando ancora non era considerato “figo” scrivere i propri pensieri in Html, e lo uso principalmente per appuntare gli eventi, piccoli e grandi, che mi capita di vivere e che riescono ancora a stupirmi, come un messaggio scritto in un post it, un apprezzamento a mia madre, ma anche il primo messaggio di posta che ho ricevuto.Non credo a chi scrive un manuale dal titolo “No One Cares What You Had for Lunch: 100 Ideas for Your Blog” (cioè “Non interessa a nessuno cosa hai mangiato a pranzo: 100 idee per il tuo blog”) :
penso che ognuno possa esprimersi liberamente nel proprio sito, senza regole o convenzioni. E non ho un’idea entusiasmante della blogosfera italiana, che passa il tempo a parlare di classifiche e a misurare chi è più influente di un altro (ne ho avuto la riprova al recente BarCamp di Roma). Ma non seguo molto la cosa, perché quasi tutte le mie fonti sono in lingua inglese.
Penso però che la vera blogosfera, per usare un termine “2.0”, stia nella long tail, come dicevo tempo fa sul blog di html.it.
Mik:
05. Come trovi il tempo per gestire e seguire tutti i tuoi progetti, lavori e articoli?
Antonio:
Come te e molti altri che hanno questa passione, immagino, cioè lo faccio di notte e nei fine settimana (adesso sono le 23.30 e vedo che mancano ancora un bel pò di domande per finire, cosa che farò nel weekend :-)).La cosa non mi pesa perché mi é sempre piaciuto scrivere e condividere le miei idee con gli altri, e vedo che ne ho un ritorno, diciamo così, di immagine. Dopo un pò di allenamento riesco a scrivere e organizzarmi più velocemente di quanto facessi in passato, e cerco anche di limitare le distrazioni e darmi degli obiettivi facilmente raggiungibili.
Prima delle vacanze di Natale ho cercato di redigere una scaletta di articoli da produrre, e che andranno online su Fucinaweb nel prossimo mese, cercando quindi di scadenziare a tempi regolari gli articoli.
Oltre a questo giro sempre con un blocco note in cui annoto idee, appunti e tutto quello che potrebbe essere lo spunto per un articolo o per un intervento.
Un ringraziamento particolare va anche a chi a casa mi tollera e riesce a volermi comunque bene.
Mik:
06. Nel tuo aggregatore quali sono i blog/forum/siti che segui giornalmente e reputi indispensabili per un web designer/developer?
Puoi consigliarci qualche blog interessante (a parte il tuo 😉 )?
Antonio:
Nel mio reader Rss ci sono quasi esclusivamente fonti in lingua inglese.Quelli di cui non potrei fare a meno sono probabilmente Boxes and Arrows per quanto riguarda l’Information Architecture, il Mestiere di Scrivere di Luisa Carrada per il web writing (e la scrittura professionale in genere) e Guuui per l’Interaction design.
Ma, come dicevo, più che un solo weblog la forza è nell’insieme di interventi che si sfogliano ogni giorno.
Mik:
07. Perchè tanta attenzione ad usabilità e accessibilità?
Antonio:
Perchè sono nato come programmatore, e tutti (a partire da una vignetta che ho trovato nel bel libro Don’t make me think di Steve Krug) sono convinti che i programmatori siano degli smanettoni che pongono la tecnica al di sopra di ogni altra metodologia, mentre non è proprio così.Quello che mi piace fare, e che cerco di portare avanti anche con i miei interventi su Fucinaweb, è di illustrare come lo sviluppo, il design, l’accessibilità e l’usabilità non siano delle discipline che procedono per compartimenti stagni, ma siano e debbano essere strettamente correlate.
Un giorno mi sono lamentato di come molti considerano gli standard web al di sopra di ogni altra preoccupazione in un articolo (una filippica in realtà) dal titolo “Gli standard web sono inutili da soli”.
Qualcuno ha sorriso, molti hanno condiviso, qualcuno non ha apprezzato per niente.
Qualcun altro, evidentemente sentitosi chiamato in causa, mi ha scritto ribadendo che lui si preoccupa di fare i template secondo standard e modalità accessibili, e che se poi lo sviluppatore li rovina non sono affari suoi. Ecco, questa è proprio la mentalità che vorrei cambiare.
Mik:
08. Quanto ritieni importante che un sito web sia oltre che graficamente d’impatto anche accessibile?
Antonio:
E’ fondamentale, anche se capisco che è già complesso definire con esattezza cosa si intenda per accessibilità web.L’importante è preoccuparsene e cercare di risolvere quello che il tempo e il budget permettono di fare.
Ma mettere la testa sotto la sabbia senza neanche cercare di capire come il sito possa essere migliorato, o farlo per poi proporlo in una seconda fase lo trovo davvero mortificante.L’accessibilità molte volte si basa su regole di buon senso che è davvero un peccato ignorare.
Mik:
09. Ad un web designer o sviluppatore che si sta avvicinando alla realizzazione di progetti usabili e accessibili, che consigli daresti?
Quali secondo te dovrebbero essere gli step per raggiungere una competenza di un certo livello?
Antonio:
Quando ho cominciato a interessarmi di usabilità c’era solo il sito di Jakob Nielsen, che oggi molti criticano perché si dice vorrebbe che i link fossero solo blu.Nielsen è certamente estremista, ma se non altro ha dato il via a una disciplina che forse nessuno avrebbe applicato al web. Per chi vuole iniziare in modo simpatico, come accennavo prima, suggerirei proprio di partire con il libro Don’t make me think di Steve Krug, di cui ho parlato recentemente anche su Fucinaweb.
La bibliografia contiene poi i successivi testi che mi sentirei di consigliare.E infine è fondamentale una buona dose di curiosità per spingersi al di là del proprio spazio professionale e capire come lavorano gli altri professionisti del web.
Mik:
10. L’accessibilità soffoca la creatività del web designer?
Antonio:
Solo quella dei designer mediocri. Per gli altri si tratta di una sfida da cogliere al volo.
Mik:
11. Puoi segnalarci alcuni dei tuoi lavori (o progetti realizzati in collaborazione con altri) in cui sei riuscito ad ottenere un buon livello di usabilità e accessibilità?
Antonio:
Secondo me alcuni dei siti dei periodici Mondadori possono ritenersi con un buon livello di usabilità e accessibilità, ma mi rendo conto che in alcuni casi la cose è facilitata dal “format” di questo tipo di prodotti.La versione precedente di Fucinaweb era forse esasperatamente accessibile, tutti i contenuti venivano ripassati e codificati per migliorarne la lettura, ma alla fine il rischio è che a cercare di accontentare tutti, non si accontenta nessuno.
Mik:
Non sò se hai avuto mai a che fare direttamente con clienti di piccole o medie aziende un pò “dubbiosi” verso internet e la tecnologia in genere:
Antonio:
Di solito vengo chiamato in causa quando il cliente ha già dimostrato interesse per la fattibilità di un progetto sul web.Oggi che cerco però di proporre siti che coinvolgano sempre più i visitatori noto molto spesso delle facce perplesse, come se il sito fosse uno strumento unidirezionale come il televisore e il mouse un semplice telecomando.
Probabilmente è il momento di istruire i clienti e invitarli a osare di più, perché molti dei loro visitatoti potrebbero saperne più di loro stessi.
Mik:
12. In questo caso come convinceresti un tuo cliente a realizzare un sito che rispetti le regole fondamentali di usabilità e accessibilità?
Che vantaggi ne trarrebbe?
Antonio:
Cerco di essere molto franco, e se trovo una loro proposta poco usabile o accessibile mi metto nei panni del visitatore e gli illustro le difficoltà che potrebbe incontrare.Quasi sempre questo approccio funziona, ma ci sono ancora dei casi in cui il cliente fa orecchie da mercante.
Nel limite del possibile con il mio gruppo cerchiamo comunque di rendere il design e la successiva codifica il più usabile e accessibile possibile.
Tieni anche conto che un sito usabile e accessibile ha molto spesso dei positivi riscontri anche nel modo in cui il sito viene “visto” e indicizzato dai motori di ricerca, oltre che dai dispositivi portabili.
Insomma, un sito usabile e accessibile lo è per tutti, dalle persone, ai motori di ricerca, ai diversi device. Questo aspetto colpisce sempre positivamente il cliente.
Mik:
13. Ultimamente si fà un gran parlare, sia on line che su carta stampata del web 2.0, potresti darci la tua definizione in merito?
Antonio:
Vedo il web 2.0 come una filosofia, un modo di intendere la rete secondo cui il sito web non è più al centro della rete, ma lo è l’utente, che oggi ha i mezzi per partecipare come protagonista a questo dialogo.Mi fermerei qui, ma rimando i lettori a un mio articolo su Mytech che ho scritto a Ottobre del 2005, ancora prima del famoso manifesto di Tim O’Reilly :-).
Mik:
14. Hai progetti/collaborazioni per l’immediato futuro?
Antonio:
Fortunatamente sì, sembra un momento di buone opportunità per il web in quanto a progetti.Per quanto riguarda invece le collaborazioni giornalistiche ho iniziato a partecipare al nuovo progetto del network di Html.it chiamato pmi.it, con articoli che saranno dedicato alla piccola e mia impresa.
Mik:
15. Secondo te quali saranno le “tendenze grafiche del web design” del 2007?
Cosa reputi andrà ancora “di moda” e cosa verrà abbandonato?
Antonio:
Penso (e spero) che alcune monotone tendenze dei loghi del web 2.0 vadano a morire, e che i designer ricomincino a osare uscendo dagli standard in cui le mode li vorrebbero costretti.Mi piacerebbe dire a un designer: “prendi la home di FeedBurner: tu come la cambieresti?”.
Termina qui questa lunga ed interessante chiacchierata con Antonio che ringrazio per la sua grande disponibilità.
Antonio è disponibile anche a rispondere a tutte le vostre domande: non perdete questa occasione ;).